25 luglio 2014

La leggenda del CEIBO, fiore nazionale argentino




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Il mio intento, con questo blog come ho già detto altre volte, è quello di raccontare abitudini, usi e costumi di questo paese che è l'Italia e soprattutto della mia regione adottiva, l'Abruzzo, ai miei familiari che vivono in Argentina. Però oggi, guardando notizie qua e la, come ogni mattina,  mi sono imbattuta in questa foto ed è stata una fitta al cuore! E, se non vi dispiace, oggi voglio invertire la situazione e voglio far conoscere e raccontare, ai miei familiari e amici italiani, la leggenda che è legata al fiore nazionale Argentino:
 il CEIBO(Erythrina - crista galli).
Il 22 di novembre si festeggia la sua giornata. 
 
Un fiore che mi porta tanti ricordi infantili, per fortuna non solo di studi, ma soprattutto di vissuto....una vicina di casa aveva questo bellissimo albero, ed insieme ad un'altra mia amichetta, avevamo solo 6 anni, andavamo a rubare i suoi fiori per realizzare con esse degli anatroccoli che poi lasciavamo nuotare ... Scusate, mi sono persa nei miei pensieri ...

Dicevo, racconta la leggenda, tramandata oralmente, che in una tribù guaranì, bellicosa e guerriera, che abitava lungo il fiume Paraná vi era una ragazza dall' aspetto rude e bruttino , ma era audace e coraggiosa, di animo nobile e possedeva una voce meravigliosa; il suo nome era Anahí. Lei cantava con molta dolcezza le canzoni inspirate ai suoi dei ed all'amore per la terra di cui erano padroni, e tutta la tribù rimaneva assorta ascoltandola. 
Ma arrivarono i conquistatori spagnoli, li agguerriti uomini bianchi, che rasero al suolo il loro accampamento, strappando loro la terra, gli idoli e la loro libertà. Anahí lotto insieme ai guerrieri del
suo popolo, per difendere la sua famiglia e tutta la comunità. E lo fece con incredibile bravura e coraggio, rivelandosi una grande guerriera e svegliando ammirazione sia nei difensori che negli attaccanti. 
Ma per quanto lottassero le armi degli invasori ebbero la meglio, e fra i sopravvissuti anche Anahí fu pressa prigioniera e portata via legata per paura della sua ribelle forza di lottare.
Dopo diverse giorni di dolore, sofferenza e pianti, finalmente una notte, la sentinella, incantato dal suo dolce canto si addormentò e Anahí non si fecce sfuggire l'occasione di scappare; solo che un altro soldato spagnolo la vide fuggire e diede l'allarme. Inseguita, fu ben presto raggiunta e nuovamente catturata e condannata a morire sul rogo.


Una notte di luna piena, Anahí fu legata ad un palo e sotto di lei la catasta di legna comincio a prendere fuoco; non un grido, non un pianto, non un lamento: il sacrificio della sua morte era l'eredità che lasciava al suo popolo e doveva servire d'esempio per continuare nella lotta per la loro libertà. 
C'è chi racconta che all'alba, quando il fumo ormai era svanito, dalle ceneri si levarono delle fiammelle rosse che si sollevavano quasi danzando; al posto del palo si ergeva una rigogliosa pianta dalla foglie verdi lucenti e le fiammelle diedero il posto a grappoli di fiori rossi...il sangue di Anahì che sgocciolava.

"Il Ceibo rappresenta l'anima indomabile di una stirpe che non vuole morire" ed Anahí una delle tante donne coraggiose che hanno lottato per la libertà.

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