La vita gioca sempre degli strani scherzi... o siamo noi che li creiamo?
Un mese fa ero persa tra città, cucina e tradizione spagnola ed oggi non riesco a scegliere tra tanta arte, spettacolo e cultura orientali, così affascinanti ed allo stesso tempo così diversi tra di loro...Vi state chiedendo come mai? Volete sapere dov'é che mi trovo? Cosa sto facendo? E che cosa sto vivendo?
Alle prime due domande vi posso rispondere molto semplicemente: oggi mi sono catapultata nel festival dell'oriente che si tiene a Pescara per tre giorni; mentre per le altre due è più complicato rispondere.
Da piccola sono sempre stata ammaliata dal mondo orientale ed in special modo dall'India... Di quell'India che ho sempre visto nel mio immaginario così contemplativa, mistica e così elevata dai nostri limiti terreni ...
E trovare, a pochi minuti dal mio arrivo, questa bellissima donna indiana seduta davanti a me con quel suo modo di fare così semplice ed allo stesso tempo elegante, gentile ed educato, cordiale e sorridente, non ha fatto altro che confermare quello che credevo.
E questa è la risposta riguardante a ciò che sto facendo.
Oltre che a perdermi tra tanti stand di artigianato e cibi di varie etnie; tra oli essenziali ed essenze; spezie ed infusi; tra pietre e talismani; cartomanti e massaggiatrici.
Ed ecco che ritorna l'India ad incantarmi con il Mehndi, tatuaggio temporaneo all'hennè con cui le donne decorano le mani ed i piedi per il rito nuziale.
E sempre indiana, nello specifico della regione del Punjab, è la danza del Bhangra ballata dagli agricoltori (certo, non oggi!) per festeggiare l'arrivo della primavera. Mi colpiscono i colori e le decorazioni dei loro vestiti, la loro giovialità e soprattutto quel sorriso genuino.
Senza nulla togliere però a tutti gli altri spettacoli che ci vengono offerti, come la danza dei ventagli e quello del tamburello sogo della Corea; le danze Giapponesi, arabe, dello Sri Lanka, cinesi; la danza del cinema di Bollywood... nooo, sono ritornata all'India!!!
Per distrarmi mi tuffo nel giardino Zen del villaggio giapponese e mi chiedo come possano convivere la delicatezza dei movimenti nell'arte della calligrafia e della pittura, la pazienza negli origami, i rituali lenti della cerimonia del tè, l'armoniosità e abilità nell'ikebana e nei bonsai con la forza dei guerrieri samurai ... ma in fondo ogni
civiltà non è il risultato di un insieme di bellezza e bruttezza, o mi sbaglio?
Per questioni puramente personali ho dedicato pochi secondi del mio tempo alle arti marziali, anche se nella fiera vi è un ampio spazio dedicato ad esse. Riconosco a pieno la loro abilità, di sicuro però non la capisco e meno che meno mi fa sentire attratta o incuriosita... da ragazzina guardavo il telefilm Kung Fu, e quello che apprezzavo di Kwai Chang Caine era la saggezza dei monaci cinesi ed il messaggio di non-violenza ...
Quindi decido di trasferirmi nel Ger Mongolo (Yurta, in russo), abitazione mobile a forma circolare delle popolazioni nomadi dell'Asia, molto diffusa tra i pastori Mongoli. Sbirciando dalla porticina tutta decorata, vedo dei musicisti vestiti con il tradizionale Del, che suonano il Morin Khuur (strumento a due corde considerato il simbolo della Mongolia) mentre una donna è tutta dedita al cucito.
Rimango attratta dallo Guzheng ( altro strumento tradizionale a 21 corde) che si trova dietro alle sue spalle e contemporaneamente tanto delusa, una volta girato lo sguardo, non vedendo fuori l'immensa e fredda prateria. Allora si fa nitida la consapevolezza di essere in un "festival"
Di ritorno a casa penso che ho girato dentro un coloratissimo e festoso festival che mi ha fatto conoscere tanti aspetti di questo oriente così diverso e lontano dal nostro sentire e agire.
Tuttavia, per vivere la loro spiritualità, bisogna andare molto, ma molto lontano.....
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